Il bianco ed il nero.
Due colori rappresentativi di una dicotomica cultura occidentale.
La luce o il buio, il bene paradisiaco o il male delle tenebre, la notte o il giorno, il si ed il no, la nascita o il lutto , la pulizia o la sporcizia.
La storia, ha contribuito a rafforzare la bipartizione : nero il concetto di disprezzo razziale (camicia nera, sporco nero! ); bianco il celestiale candore della nascita, della purezza o della verginità (candido come la neve!).
Eppure nel mondo della Sicurezza nei luoghi di lavoro, assistiamo al miracolo della riconciliazione.
Si parla di morti bianche i cui destinatari sono sovente lavoratori “in nero”.
Come si può conciliare queste due tonalità?
Personalmente non ci vedo nulla di così “conciliante” in una nefasta morte bianca.
Tutti sappiamo che il vecchio Dlg. 626\94, oggi denominato T.U. 81\2008, nacque anche con l’intento di far emergere quel lavoro nero tanto diffuso in Italia.
Si parlava di “Emersione del sommerso”, soprattutto per colpire il settore edile ad oggi ancora prolifero di percentuali di morte come le statistiche ci mostrano , affidato per lo più a lavoratori extracomunitari.
Come si può definire” bianca” la morte sul lavoro se a morire è un lavoratore “in nero”?
Come si può chiamare bianca se la morte lo ha travolto in modo “malvagio”, privando mogli o mariti e figli di un affetto così prezioso?
Bianco forse solo perché di questo colore resta la fedina penale di quel datore di lavoro spesso impunito.
Pertanto, nell’eccezione etimologica del termine nero = sporco , di certo neanche una traccia!
Del resto, il mondo del lavoro e le sue leggi in Italia hanno lo stesso valore di una partita a dama.
Il guaio è che in questo caso, le pedine sono vite umane.
…. Dimenticavo! Sapete di che colore sono le pedine nella dama, vero?
Vivietta Bellagamba
Due colori rappresentativi di una dicotomica cultura occidentale.
La luce o il buio, il bene paradisiaco o il male delle tenebre, la notte o il giorno, il si ed il no, la nascita o il lutto , la pulizia o la sporcizia.
La storia, ha contribuito a rafforzare la bipartizione : nero il concetto di disprezzo razziale (camicia nera, sporco nero! ); bianco il celestiale candore della nascita, della purezza o della verginità (candido come la neve!).
Eppure nel mondo della Sicurezza nei luoghi di lavoro, assistiamo al miracolo della riconciliazione.
Si parla di morti bianche i cui destinatari sono sovente lavoratori “in nero”.
Come si può conciliare queste due tonalità?
Personalmente non ci vedo nulla di così “conciliante” in una nefasta morte bianca.
Tutti sappiamo che il vecchio Dlg. 626\94, oggi denominato T.U. 81\2008, nacque anche con l’intento di far emergere quel lavoro nero tanto diffuso in Italia.
Si parlava di “Emersione del sommerso”, soprattutto per colpire il settore edile ad oggi ancora prolifero di percentuali di morte come le statistiche ci mostrano , affidato per lo più a lavoratori extracomunitari.
Come si può definire” bianca” la morte sul lavoro se a morire è un lavoratore “in nero”?
Come si può chiamare bianca se la morte lo ha travolto in modo “malvagio”, privando mogli o mariti e figli di un affetto così prezioso?
Bianco forse solo perché di questo colore resta la fedina penale di quel datore di lavoro spesso impunito.
Pertanto, nell’eccezione etimologica del termine nero = sporco , di certo neanche una traccia!
Del resto, il mondo del lavoro e le sue leggi in Italia hanno lo stesso valore di una partita a dama.
Il guaio è che in questo caso, le pedine sono vite umane.
…. Dimenticavo! Sapete di che colore sono le pedine nella dama, vero?
Vivietta Bellagamba
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