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lunedì 23 agosto 2010

La Certificazione dei formatori: dal sedicente formatore improvvisato al “formatore professionista”


Ormai affermata in tutta Europa la certificazione delle competenze professionali in base alla norma ISO 17024 , è un punto di riferimento per l’attestazione della qualità della formazione, approfondire la discussione sul sistema dell’accreditamento dei formatori quale procedura di garanzia della qualità e della professionalità del servizio offerto dai formatori mediante la definizione di specifici livelli qualitativi non può più fare a meno di confrontarsi con questa realtà: esistono ormai molte decine di “formatori certificati” che tendono ad una loro propria organizzazione di categoria ( www.federformatori.it ), e la certificazione delle competenze comincia ad essere un elemento significativo nel mondo della formazione per la sicurezza. Numerose sono state,negli anni, le ricerche ed applicazioni pratiche sull’Accreditamento dei soggetti che erogano formazione per la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro in una prospettiva europea che vede nella formazione continua il modello di crescita e di sviluppo della sicurezza sul lavoro. In questo ambito si colloca la formazione dei formatori, docenti, tutor, progettisti, organizzatori, direttori, e responsabili di corso quali soggetti delle azioni formative. Il confronto su questi temi è utile occasione per dare un nuovo e serio contributo a coloro che saranno chiamati ad elaborare i requisiti professionali previsti dal nuovo Testo Unico della sicurezza. La funzione della formazione, ormai presente in tutti i contesti organizzativi, costituisce uno dei fenomeni più rilevanti di sviluppo del Paese e, nel caso specifico, la prevenzione della salute e della sicurezza dei lavoratori resta un momento essenziale di crescita della cultura della sicurezza. Del resto l’attività di formazione tende a divenire, nella società odierna, un’attività centrale quale prolungamento della scolarizzazione, formazione permanente, perfezionamento tecnico, formazione degli operatori e, nella sicurezza sul lavoro, di tutti i lavoratori e soggetti con compiti di organizzazione della salute, della sicurezza e delle emergenze. Formare significa infatti “dare forma” o meglio aiutare persone, gruppi e organizzazioni ad apprendere per cambiare e per raggiungere obiettivi e traguardi che si propongono nel contesto sociale ed ambientale. La formazione aiuta a evolvere in termini di conoscenze, di capacità, di atteggiamenti sia trasmettendo precisi contenuti sia con la riflessione e l’esperienza agendo su questi due piani contemporaneamente. La formazione, come professione, per svolgere appieno questa funzione nell’ambito lavorativo e sociale dovrà, naturalmente, proporsi di raggiungere nuovi traguardi. Il mondo del lavoro si attende dalla formazione un contributo importante e stimolante e la professione della formazione deve cogliere questa opportunità sviluppandosi al meglio e tendendo al rialzo delle sue quotazioni ed opportunità e non al ribasso caratterizzato dall’adempimento formale burocratico amministrativo. Il formatore può essere considerato colui che offre una buona forma. Infatti nel temine formatore, la parte essenziale è data dalla parola forma. Formatore è colui che si interessa alle forme viventi per deformarle, riformarle, trasformarle. In questo processo, però, si corre il rischio di sviluppare una formazione fissa e ripetitiva fatta di nozioni, obblighi e definizioni che può portare i lavoratori ad essere espropriati della propria esperienza e del loro vissuto all’interno dell’azienda. In questo contesto si colloca la figura del formatore che deve coniugare la forma alla persona per raggiungere l’obiettivo dell’apprendimento per il cambiamento. Il nuovo Testo Unico della sicurezza è l’occasione per ribadire la centralità della formazione quale strumento essenziale della prevenzione della sicurezza sul lavoro .

L’apprendimento degli adulti presenta caratteristiche proprie e specifiche in quanto la persona adulta sente il bisogno della formazione e mette a disposizione la sua capacità da utilizzare attraverso la propria esperienza. L’insegnamento degli adulti si basa essenzialmente nello sviluppo di queste ipotesi:

1.Il cambiamento del concetto di sé e della propria percezione

2.Il ruolo dell’esperienza personale

3.La disponibilità ad apprendere quello che hanno bisogno

4.L’apprendimento deve essere centrato sui problemi e non sulle materie

Questi argomenti trovano nella formazione il modello di espressione ed assieme all’analisi del bisogno costituiscono l’elemento fondamentale per una buona formazione svolta da buoni formatori.

La formazione sulla sicurezza sul lavoro si deve porre quale obiettivo principale quello dell’apprendimento. Non a caso le ultime novità normative pongono l’accenno a “verifica finale dell’apprendimento” poi semplicemente identificate con l’effettuazione di un test o un colloquio.

Si tratta di una logica riduttiva dei veri obiettivi che si prefigge l’apprendimento che non riguarda il momento finale del corso ma l’intero percorso formativo. L’apprendimento è un processo interattivo in quanto si realizza attraverso l’interscambio tra le acquisizioni passate e le nuove circostanze vissute nel presente. L’apprendimento è un cambiamento nel comportamento derivante da precedenti comportamenti in situazioni analoghe ed in questo contesto è indispensabile il coinvolgimento dei discenti attraverso la conoscenza della propria esperienza affinché possa essere presa ad esempio del nuovo comportamento successivo all’azione formativa.

Saper ascoltare .avere feedback dai discenti non deve rappresentare mera discussione ma utilizzarli al meglio per rendere più efficace il loro apprendimento. Il docente deve saper, poi, riutilizzare esperienze e discussioni per progettare programmi formativi successivi per soddisfare le esigenze emerse che sono state oggetto di discussione

Nello svolgimento di un corso, il rapporto didattico risulta condizionato dal complesso degli atteggiamenti ricettivi e reattivi presenti nei discenti. L’apprendimento è la premessa per raggiungere gli obiettivi di cambiamento del comportamento sul lavoro che hanno ripercussioni ed effetti sull’organizzazione aziendale. Gli effetti della formazione incidono nella realtà aziendale nella misura del grado di apprendimento e dal contesto organizzativo aziendale che accetta o rifiuta il processo formativo.

A questo punto è bene fare il punto sulla determinazione dei requisiti professionali del formatore per la sicurezza sul lavoro, compito che il legislatore ha assegnato con il D.Lgs.106 del 2009 alla Commissione presso il Ministero del Lavoro. A questo proposito vogliamo ricordare lo studio condotto dall’Ispesl,ormai disciolto,,e mai sperimentato, sul sistema di accreditamento per la formazione in materia di sicurezza e salute sul lavoro.

Lo schema proposto individuava l’accreditamento come procedura posta a garanzia della qualità del servizio offerto con la finalità di garantire qualità delle prestazioni e di risultare funzionale all’obiettivo, ambizioso ma che deve essere perseguito, della regolazione dell’offerta dei servizi. Lo studio dell’ex Ispesl valutava le dinamiche e proponeva modelli di accreditamento in relazione agli enti ed agenzie di formazione, agli operatori, alle attività formative ed ai prodotti della formazione.

Questi quattro elementi sono legati fra loro da una interrelazione reciproca dalla quale scaturisce un sistema integrato. Per ciascuno di essi erano definiti criteri ed indicatori minimi di qualità a cui l’offerta formativa dovrebbe conformarsi. A diversi anni dallo studio non si è ancora assistito ad una sua applicazione, neppure a livello sperimentale e lo scioglimento dell’ISPESL non fa presagire possibilità ,almeno nel breve periodo ,di sperimentazione.

A conti fatti nulla è mai stato fatto nella direzione della capacità organizzativa, progettuale e didattica della formazione e men che meno verso i formatori. Ma è soprattutto sulla questione degli operatori, ovvero dei formatori, della sicurezza sul lavoro che si deve operare con estrema urgenza e concretezza,ormai a fronte del dilagare di un esercito di “FORMATORI IMPROVVISATI”,senza regole,senza la determinazione di requisiti professionali cereti e misurabili,si rischiano danni per la sicurezza sul lavoro,per i lavoratori,per le imprese,e per la stessa categoria professionale dei formatori per la sicurezza.

Attendere che la Commissione istituita presso il Ministero del Lavoro rediga linee guida o stabilisca criteri e requisiti, significa solo perdere del tempo in una logica statalista che ormai non regge più.

L’iniziativa seria e lungimirante messa in atto dalla FIRAS-SPP, di rivolgersi ad un Organismo terzo ed indipendente di Certificazione operante sotto accreditamento Accredia/Sincert ( www.khc.it ), per introdurre in italia schemi di certificazione delle competenze professionali ,già consolidati a livello internazionale, secondo la norma ISO 17024, è stata una scelta vincente cui nessuna Commissione potrà non tenere conto.

La certificazione delle competenze dei Formatori per la Sicurezza sul Lavoro, e dei Formatori dei Formatori,è ormai una realtà cui aziende,Enti pubblici e privati,organi di vigilanza e l’intera comunità tecnico scientifica del mondo della sicurezza sul lavoro non potrà non tenerne conto perché si tratta di un fenomeno destinato a delineare i confini che separano il Formatore professionista certificato, dall’improvvisato sedicente formatore.

Anzi la novità è così tanto profonda da determinare anche un cambiamento nella sovrastruttura organizzativa della categoria dei “Formatori” era inevitabile la nascita di una organizzazione di rappresentanza dei Formatori Certificati, e la recente nascita di FederFormatori ( www.federformatori.it ) è la conferma che i formatori per la sicurezza sono una nuova categoria professionale di cui il mercato dovrà tenere conto inevitabilmente: finisce l’era del sedicente formatore improvvisato, si apre il capitolo di una nuova professione quella del Formatore certificato.

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